Serie B: sarà una battaglia all'ultimo respiro

Xavier Jacobelli
Xavier Jacobelli
Giornalista
Un'inossidabile certezza si attaglia alla Serie B, nonostante ogni anno il suo vestito venga confezionato su misura per interpreti diversi e, spesso, inattesi: la battaglia per la promozione si combatterà fino all'ultimo respiro, per non parlare della zona salvezza dove, nello spazio di 6 punti, sgomitano 7 squadre. Di partita in partita, il campionato si rivela magnificamente appassionante.
Xavier Jacobelli Giornalista

Il Frosinone in fuga e il ritorno di Palermo e Venezia

In questo momento vola alto lo splendido Frosinone di Alvini, in fuga a +4 sul terzo posto. Intanto, si registra il prepotente ritorno in quota di Palermo e Venezia, guidate da due specialisti del salto in alto nel massimo torneo del calibro di Filippo Inzaghi (ha portato in A il Pisa dopo 34 anni; tagliò il traguardo con 7 giornate d’anticipo alla guida del Benevento dei record; riportò il Venezia dalla C alla B, sfiorando la A nei playoff) e di Giovanni Stroppa (memorabili gli exploit con il Crotone, il Monza e la Cremonese).

La classifica affollata e la battaglia continua

Epperò, non bisogna dimenticare che, lasciata alle spalle la sedicesima giornata, non siamo nemmeno arrivati a metà del cammino. La storia insegna: in Serie A andranno direttamente le prime due più resilienti in un lotto terribilmente ambizioso. La bagarre non finisce mai, basti dare un’occhiata alla classifica:

Le campagne acquisti condotte in estate, il rango degli allenatori, l’organizzazione delle rispettive società, l’appoggio incondizionato delle tifoserie: questi fattori alla vigilia della stagione avevano indicato quali favorite Frosinone, Monza, Venezia e Palermo. La classifica attuale rispecchia i pronostici.

I campani delimitano la zona playoff, ma, alle loro spalle, premono sull’ottavo posto 5 squadre racchiuse nel fazzoletto di 2 punti:
Padova 21; Empoli, Reggiana e Avellino 20; Carrarese 19.

Il campionato degli italiani

Con scelta felice, la Lega di Serie B ha ribattezzato “il campionato degli italiani” un torneo sempre più importante e decisamente nazionalpopolare. Allinea tre squadre liguri (Entella, Sampdoria e Spezia); due lombarde (Mantova e Monza); due venete (Padova e Venezia); due emiliane (Reggiana e Modena); due toscane (Carrarese ed Empoli); una romagnola (Cesena); due campane (Avellino e Juve Stabia); un’abruzzese (Pescara); una laziale (Frosinone); una pugliese (Bari); una calabrese (Catanzaro); un’altoatesina (Südtirol) e una siciliana (Palermo).

Le sorprese Cesena e Bari

L’attrazione della B risiede anche nella capacità di valorizzare la squadra che in Inghilterra chiamano “underdog”, sulla carta la meno accreditata come lo splendido Cesena, ritornato in B nel 2024 dopo sei anni di assenza e sospinto dall’entusiasmo di una piazza che non vede l’ora di rinverdire i fasti bianconeri dei 13 campionati in Serie A, il cui zenit fu il sesto posto nella classifica finale della stagione 1975-76.

Al contrario, diverso e malinconico si fa il discorso che riguarda il Bari, club che appartiene di diritto alla storia del nostro calcio (30 campionati in Serie A, l’ultimo nel 2010/2011) e, ciononostante, malauguratamente incapace di ritrovarne il senso di appartenenza. L’andamento dei biancorossi è stato inversamente proporzionale a quello del Napoli: acquistato dalla famiglia De Laurentiis il 31 luglio 2018, il Bari è ripartito dalla Serie D, è stato promosso in C nel 2018, è ritornato in B nel 2022, ma, dopo avere perso nel 2023 la finale dei playoff A contro il Cagliari di Claudio Ranieri, è piombato in una spirale negativa, della quale è tuttora prigioniero. Fa fede la girandola degli allenatori negli ultimi due anni solari: Mignani, Pasquale Marino, Iachini, Giampaolo, Longo, Caserta e Vivarini. Tanti. Troppi. E molte cose si spiegano.

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