Bologna, Como, Cremonese: un altro calcio è possibile (modello Atalanta)

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Mai come quest’anno il calcio di provincia sta rubando la scena alle big più blasonate. Risultati, gestioni economiche oculate, lancio dei giovani e gioco propositivo sono solo alcune delle caratteristiche di successo di Como, Bologna e Cremonese. Ne abbiamo parlato con il nostro Xavier Jacobelli che ci ha spiegato le peculiarità di tali realtà e i motivi del loro successo.

Dopo dieci giornate, il campionato è sempre più intrigante: 4 squadre sono al vertice nel fazzoletto di 1 punto, addiirittura ce ne sono 7 in 5 punti. Fra queste, il Bologna quinto e il Como settimo, mentre la neopromossa Cremonese è nona. Come spiegare questi exploit?

“Percorrendo strade diverse, queste tre squadre dimostrano come un altro calcio sia possibile, a condizione che in società lavorino dirigenti all’altezza della situazione e in panchina siedano allenatori capaci di fare il loro mestiere. Più in generale, è l’Atalanta dei Percassi, nei quindici anni della loro seconda gestione, che ha fatto da battistrada, costruendo un modello non replicabile, tuttavia fonte d’ispirazione e imitabile: bilanci sani, gestione sagace dei conti, valorizzazione dei talenti, capacità di battere la concorrenza sul mercato andando a prendere giocatori spesso semisconosciuti e mettendoli in condizione di esprimersi al meglio, prima di cedere i più apprezzati al miglior offerente. L’Atalanta, inoltre, ha avuto la lungimiranza di reinvestire nella sua impiantistica parte dei proventi scaturiti dalle grandi operazioni di compravendita dei giocatori. I 100 milioni spesi per l’acquisto e la ristrutturazione dell’attuale New Balance Arena e lo standard di assoluta eccellenza europea del centro sportivo Achille e Cesare Bortolotti di Zingonia”.

Anche il Bologna, per volontà di Saputo, possiede il centro sportivo di Casteldebole, sempre più moderno e funzionale; il Como dei fratelli Hartono lavora nella sua casa di Mozzate, acquisita nel 2021 e in continuo sviluppo, mentre Rovello Porro ospita le squadre del settore giovanile; la Cremonese del Gruppo Arvedi si allena in un ambiente ideale qual è il centro sportivo Giovanni Arvedi. Tre squadre, tre società, tre proprietà che investono molto nelle loro strutture. È un caso?

“Nient’affatto. In ordine di classifica attuale, ecco Saputo, grande imprenditore canadese di origini italiane, leader di una multinazionale lattiero-casearia che, ormai quasi undici anni fa, rilevò il Bologna in crisi facendo una promessa: riporterò la squadra dove merita. È stato di parola: nel 2024, i rossoblù sono tornati a giocare in Champions dopo 60 anni dall’ultima loro apparizione in quella che, all’epoca ,si chiamava Coppa dei Campioni; nel 2025, hanno vinto la Coppa Italia, inseguita per 51 anni; ora competono in Europa League e hanno tutta l’intenzione di battersi sino alla fine per riguadagnare un posto nella massima competizione Uefa. E tutto questo, chiudendo il bilancio in utile per la prima volta dall’inizio della gestione Saputo. Che ha scelto gli uomini giusti collocandoli al posto giusto: Fenucci, Sartori, Italiano, Di Vaio. In particolare,così come aveva fatto nel Chievo e nell’Atalanta, una volta di più Sartori si è confermato uno straordinario rabdomante di talenti. Poi c’è il Progetto Dall’Ara, proprio inquesti giorni ritornato d’attualità. Obiettivo: ristrutturare lo storico impianto felsineo perché possa essere riconosciuto nella massima categoria Uefa ed entrare in lizza quale una delle sedi italiane dell’Europeo 2032″.

Anche il Como lavora perché il suo storico Sinigaglia, che gode di una posizione unica, in riva al Lago, possa trasformarsi in un impianto modernissimo. Ma non c’è soltanto questo nell’ascesa del club lariano…

“Proprio così. Il Como lavora sul doppio binario, forte di una proprietà che definire solidissima è un eufemismo. Michael Bambang Hartono, 84 anni è un miliardario indonesiano, come il fratello, Robert Budi, 83 anni. Possiedono il club attraverso la loro società, Sent Entertainment Ltd. Secondo l’ultimo aggiornamento di Forbes, la famiglia Hartono è accreditata di un patrimonio di 40,8 miliardi di dollari. Risulta essere una fra le più ricche del mondo: l’astronomico patrimonio deriva principalmente dal colosso delle sigarette Djarum e dagli altri investimenti nelle banche, nell’elettronica e nelle telecomunicazioni. Gli Hartono hanno rilevato il Como nel 2019. In cinque anni, partendo dalla serie D, hanno riportato la società in Serie A, dov’era assente da 21 stagioni. Le scelte vincenti sono state due: in società, il presidente Mirwan Suwarso, 39 anni; sul campo, Cesc Fabregas, 38 anni, 110 presenze e 15 gol per la Spagna, con la quale è diventato campione del mondo e due volte campione d ‘Europa; 12 titoli in bacheca, enfant prodige dell’Arsenal, poi Barcellona, Chelsea e Monaco, prima di chiudere la carirera agonistica nell Como, diventandone azionista e allenatore. Suwarso ha impostao un piano di sviluppo ad ampio respiro: dagli investimenti sul mercato per la prima squadra, senza precedenti nella storia lariana (in estate sono stati superiori ai 100 milioni), setacciando talenti in mezza Europa, al no rifilato a Bayer Leverkusen, Roma e Inter quando si sono fatti avanti per avere Fabregas. L’obiettivo degli Hartono è chiaro: andare in Champions League e si coniuga alla strategia molto glamour che ha trasformato il Sinigaglia in un avamposto hollywoodiano in territorio lacustre, nonché alla chiara intenzione di valorizzare al massimo il marchio Lake of Como. Fabregas, intanto, a Napoli ha schierato 6 giocatori di età compresa fra i 20 e i 22 anni e ha fermato i campioni d’Italia. Paz , Diao e Addai guidano la banda Cesc che non si pone limiti e confini, gioca un calcio d’attacco, si diverte divertendo il pubblico. Spesso, non gli avversari”.

Fra le rivelazioni c’è anche la Cremonese di Nicola, Baschirotto e Vardy…

“E che rivelazione! Dal colpo a San Siro in casa Milan, il 23 agosto, ai 14 punti attuali che signiifcano nono posto e netto anticipo sui tempi per raggiungere il traguardo prefissato dalla società lombarda, tornata in A dopo due anni: la salvezza. Davide Nicola è una garanzia assoluta: parlano di lui le imprese straordinarie firmate a Crotone, Genoa, Torino, Salernitana, Empoli, Cagliari. Baschirotto è il protagonista di un’altra splendida storia di calcio e sacrificio, passione ed entusiasmo. Ha visto il ventinovenne difensore veronese partire dai dilettanti del Nogara per arrivare in Serie A con il Lecce, divenirne capitano, salvarlo e poi tornare alla Cremonese che l’aveva tesserato quando aveva 18 anni, prima che l’Ercole di Isola della Scala iniziasse il personale Giro d’italia (Seregno, Forlì, Cuneo, Vigor Carpaneto, Viterbese, Ascoli, Lecce). E poi c’è Jamie Vardy, 200 gol in 500 patite con il Leicester, entrato nella leggenda grazie alla storica Premier vinta sotto la guida di Ranieri nel 2016. Il bomber inglese incarna l’umiltà che appartiene ai campioni veri e a Cremona è diventato subito un beniamimo del popolo grigiorosso. Il cui punto di riferimento assoluto è il Cavaliere del Lavoro Giovanni Arvedi, 88 anni, fondatore della Finarvedi Spa, colosso della siderurgia, patrimonio netto 1,8 miliardi di dollari, dal 2007 proprietario dell’Unione Sportiva Cremonese e suo demiurgo. Nel 2019, Arvedi ha ottenuto dal Comune di Cremona il diritto di superficie per 99 anni dello stadio intitolato a Giovanni Zini, portiere della Cremonese, bersagliere, caduto sul Carso durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo Juve, Udinese, Frosinone,Sassuolo e Atalanta, la Cremonese è diventata così la sesta società italiana proprietaria dell’impianto in cui gioca la sua squadra. Che, è il caso di dirlo, appartiene decisamente a una società d’acciaio. Italinox”.

Le big italiane potrebbero prendere spunto….

Il percorso virtuoso imboccato da Bologna, Como e Cremonese, nella scia dell’Atalanta percassiana, dimostra alle Grandi storiche del nostro campionato come sia possibile coniugare i risultati del campo con quelli del bilancio. Riafferma la differenza fra chi sa fare calcio e chi presume di fare calcio. Come quelli che, sbarcati in Serie A, hanno sbattuto il naso contro la loro presunzione, mettendo bruscamente alla porta autentici fuoriclasse, capaci invece di costruire squadre da scudetto. Ogni riferimento al Milan di RedBird e al trattamento riservato a Paolo Maldini non è puramente casuale.

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